Per la nostra associazione l’estate è sempre intensa. Accogliamo gruppi da tutta Italia, desiderosi di vivere giorni dedicati a servizio e preghiera.
Quella che vi raccontiamo è l’esperienza del Gruppo scout di Calderara di Reno, in provincia di Bologna. Per una settimana di luglio sono stati nostri ospiti, tra volontariato, animazione e momenti di spiritualità.
Anna De Girolami è capo scout ed ha 26 anni. “Da un anno stiamo approfondendo il tema delle migrazioni e sapevamo che c’era un altro gruppo scout delle nostre parti che aveva già fatto un’attività a Taranto a contatto con i migranti. Per questo abbiamo deciso di intraprendere la stessa strada. Siamo divisi in tre gruppi da cinque ragazzi per le tre strutture dell’associazione, tra Paolo Sesto, Lama e San Vito. Escludendo noi capi, i giovani che partecipano hanno tutti tra i 16 e i 21 anni. A casa Madre Teresa, dove ero io, abbiamo svolto attività con una decina di ragazzi migranti. Attraverso il gioco, l’idea era aiutarli ad interagire e migliorare il loro italiano. Per noi era importante essere qui per percepire che si tratta di storie e persone reali. A Bologna non lo tocchiamo con mano”.
Don Paolo Dall’Olio, accompagna i giovani bolognesi in questa avventura in riva allo Jonio: “Se mi domandano perché fare questo genere di esperienze rispondo perché il Vangelo non è mai dalla teoria alla pratica ma si parte sempre dalla pratica e al limite dopo si fa della teoria. In questi giorni, d’accordo con i ragazzi, abbiamo preparato un percorso di catechesi che facciamo al risveglio, in cui cerchiamo di capire, di riflettere su quello che è accaduto il giorno prima, su come ci ha interrogato come persone, come cittadini del mondo e come cristiani. E stanno nascendo tante domande. Ogni mattina i ragazzi scrivono una lettera indirizzata a Dio o a se stessi e poi la scambiano tra loro, da qui nasce una condivisione importante, perché questa esperienza sia riletta da subito, finché è calda, senza aspettare di tornare a casa. Tanti temi della vita cristiana, che è la costruzione del regno di Dio e di un mondo nuovo in cui si vive in fraternità tra uomini e donne, in questi giorni li stiamo vivendo concretamente. Siamo stati in spiaggia ad esempio, a fare volontariato ma anche il bagno insieme, qualcuno è al tavolino a chiacchierare, qualcuno gioca a calcio o ad altri giochi. Nel linguaggio scout si dice ‘fare strada’, cioè stare nella realtà concreta, non solo nelle teorie ma con gli incontri che sulla strada si fanno”.
Ester Bassi, 20 anni, racconta così i giorni tarantini: “Quando si parla di migranti, non ci si rende conto se non si fa esperienza diretta. Le storie di queste persone rischiano di rimanere relegate al telegiornale. Invece vedere questi ragazzi da vicino, scoprire le loro vicende personali, riuscire ad andare oltre la loro iniziale diffidenza, fa vincere i pregiudizi. Ho scoperto persone tanto ricche dentro, pur passando cose inimmaginabili. Io poi sento molto questa tematica, infatti ho portato avanti attività di volontariato anche in Africa con l’associazione Papa Giovanni XXIII, che nel progetto specifico che ho seguito io si occupa di integrazione di ragazzi che vivono per strada, attraverso la scuola. Anche questi giorni di Taranto, nonostante qualche ansia prima dell’arrivo, mi dicono che quella del servizio è una strada che sento mia”.